Teatro

Genova non scappa dai propri fantasmi al teatro dell’Archivolto

Nessun luogo è lontano
Nessun luogo è lontano

In scena il 12 e 13 aprile al Teatro dell’Archivolto “Nessun luogo è lontano”, i misteri di una fuga.

Non si scappa dai propri fantasmi. Mario, uno scrittore di mezza età, si illude di poterlo fare isolandosi in una baita di montagna, ma la sua vita da eremita dura poco. Una ragazza e un ragazzo lo raggiungono e comincia una partita a tre che costringe ciascuno a fare i conti con se stesso smascherandosi. Lungo queste coordinate si svolge “Nessun luogo è lontano” che il 12 e 13 aprile, fa tappa al Teatro dell’Archivolto di Genova, nella sala Gustavo Modena.

Un ritorno a casa

E’ un breve ritorno a casa per Giampiero Rappa, autore, regista e interprete che è nato e si è formato proprio qui, alla scuola dello Stabile, e ha fatto i primi passi nella drammaturgia con il suo compagno di corso Fausto Paravidino, prima di trasferirsi a Roma e fondare “Gloriababbi Teatro”.
In quest’ultimo lavoro la scenografia di Francesco Ghisu, i costumi di Lucia Mariani e le musiche di Stefano Bollani evocano un ambiente davvero lontano a confronto di altre sue commedie come “Sogno d’amore” e “Prenditi cura di me”, dove una sostenibile leggerezza e brillantezza anche visiva serviva da contrasto a certi meccanismi di corruzione. In questo luogo di evasione tutto deve invece concorrere a un’impressione claustrofobica, di mistero.

La trama

Nell’atto unico, impostato come un thriller psicologico, Rappa è affiancato da Alice Ferrante nella parte di una giornalista decisa a snidarlo, a scoprire perché Mario, a un certo punto della carriera, abbia deciso di non ritirare un premio importante appena vinto e si sia isolato in quel rifugio, dove si ciba esclusivamente di uova e scandisce la sua vita con ritmi e rituali immutabili. I suoi tentativi crollano davanti a un muro di reticenza. Non ha sorte migliore Ronnie, interpretato da Giuseppe Tantillo, un nipote che con quell’irruzione mette sottosopra i ricordi della sua vita familiare.

Scrive Rappa nelle note di regia: ”L’interno della baita è metafora di quel luogo dove ci isola per capire meglio che cosa si vuole veramente dalla vita”.
E’ chiaro però che per entrambi i giovani, anche i muri innalzati dal loro interlocutore per sottrarsi al dialogo possono diventare anche specchi nei quali riflettere scelte future.

Per info, date e orari leggi la Scheda dello spettacolo